– Buongiorno, siamo venuti per vedere delle fedi nuziali. Io però le devo confidare che a me non piacciono molto in generale…
– Certo, nessun problema! Mi faccia vedere quello che le piace anche in fotografia e vediamo di farlo fare. Quando vi sposate?
– Il 29 dicembre.
– È uno scherzo vero?
Ed è così che iniziò tutta l’organizzazone (più o meno). Con questa risposta data da più o meno tutti gli interpellati. Niente fedi particolari, per mancanza di tempo ma una deliziosa francesina in oro rosa con diamante (ma sono comunque riuscita a cambiare idea un paio, anche anche tre volte facendomi quasi odiare dal gioielliere già immerso nel periodo dei regali di Natale)
Sono una di quelle persone refrattarie al matrimonio. Una di quelle che sbiancò davanti al bellissimo solitario regalato in ospedale dopo la nascita di nostra figlia. Non saprei proprio perché. Tutto l’enorme carico emotivo, le aspettative della gente, avere i riflettori puntati e quel rindondante “PER TUTTA LA VITA” è più di quanto io possa sopportare.
Dall’altra parte dopo una bambina, un figlio, un’altra in arrivo, una casa, un mutuo, un’altra casa, un altro mutuo… cosa sarà mai il matrimonio dopottutto?
Perciò dopo un meraviglioso anello Dior Joaillerie che fa brillare la semplice parola “OUI”, cosa avrei mai potuto rispondere?
In realtà non c’è stata nessuna romantica proposta di matrimonio, o forse a modo suo c’è stata, ma non è questo il punto.
Abbiamo scelto di sposarci per tutelarci e tutelare i nostri figli. Quelli già nati, e la piccola che arriverà con il nuovo anno. E da lì la mia proposta: e se ci sposassimo in piccolo, piccolissimo? Una cerimonia in comune con genitori e testimoni e stop?
Essendo “molto incinta” e un po’ angosciata all’idea del matrimonio, questa mi sembrava la soluzione migliore. Un “finto matrimonio” come lo chiamava Sophia, prima di organizzare una cerimonia e un matrimonio come si deve con tutti i nostri parenti e amici più cari riuniti.
Ad alcuni sarà sembrato strano, ci sono persone che non hanno preso bene la notizia, alcuni non hanno capito. In fin dei conti, col senno di poi, sì, lo ammetto, avrei apprezzato avere avuti tutte le persone a me più care attorno. Ma conoscendomi, è stato meglio così. E come mi ha giustamente ricordato mia sorella (che anche lei non è potuta esserci) “pensa positivo: potrai avere due vestiti!”.
Ma quali fedi? Ma quali fiori?
Questo è la prima cosa che ho detto a mamma e suocera rischiando di farle svenire in un nano secondo. Il mio piano era: un matrimonio veloce ed indolore, magari anche di settimana, magari anche quasi all’alba, un semplicissimo abito a portafoglio color panna, e un pranzo in trattoria con risotto alla monzese e cotoletta alla milanese.
Per calmare gli animi (molto riscaldati) mi sono prestata ad alzar il livello, restando ferma però su alcuni punti fondamentali per tutelare il mio futuro marito dalla mia allergia al matrimonio e relativo panico prematrimoniale che, conoscendomi avrebbe potuto farmi fuggire alle Barbados la sera prima (no, certo, quello no, ho comunque due figli e mezzo… ma non presentarmi in comune sarebbe stato possibilissimo).
La nostra prima tappa è stata chiaramente la scelta della data:
– Prendiamo la prima data disponibile, grazie!
– Ah quella no, c’è la recita di Natale di Jules… quella? ehm, no, abbiamo l’ecografia. Il 29 dicembre? Ok andata.
Ammetto di essere andata in crisi esistenziale riguardo alla data, io essendo fissata con i numeri, specialmente quelli pari.
Dopo di che abbiamo cercato un ristorante, scoprendo che il 29 dicembre sono davvero in pochissimi ad essere aperti, a parte McDonald’s forse.
Ho chiamato una cinquantina di trattorie tradizionali milanesi con una sola e unica richiesta: l’atmosfera festiva e natalizia. Del menù in fin dei conti mi interessava ben poco. Ma delle lucine non avrei potutoo fare a meno.
Così, dalla piccola e storica trattoria milanese siamo finiti ad Appiano Gentile (no, vi giuro che l’Inter non c’entra) a La Tarantola. Scelta azzecatissima per un piccolo matrimonio intimo immerso nel bosco.
Se il matrimonio deve essere “express” sarà meglio concentrarsi su delle richieste concrete e facilmente realizzabili, cominciando per scegliere dei fiori di stagione. Ho fatto una rapida ricerca su internet e su Pinterest (mio social favorito da qualche settimane a questa parte per ovvi motivi) e volendo assolutamente dissociarmi dall’idea della sposina romantica (che non sono) mi sono innamorata a prima vista degli anemoni bianchi con cuore nero. Ho scelto di abbinarli con qualche fiore bianco (a scelta tra rose, garofani o ranuncoli), e con bacche sulle tonalità del verde/grigiastro.
Ho contattato Federica, bravissima flower designer che, in due messaggi whatsapp e un paio di vocali, ha dato vita al bouquet dei miei sogni (e io, ricordiamolo, ero quella che i fiori non li voleva nemmeno). Mi ha consigliato di aggiungere dei fiori di cotone per l’effetto natalizio, e dell’eucalipto, che ha dato un profumo meraviglioso al bouquet, ma anche a tutto il matrimonio.
Il cuore nero degli anemoni, diventa a tratti (e a seconda della luce) leggermente viola, e personalmente li trovo incantevoli.
Ero partita con l’idea di un abito a portafoglio, dovendoci rinunciare molto presto a causa di due fattori: il tempo, troppo poco per permettermi di spendere ore a cercare un vestito, e la pancia che in concomittanza con il Natale è letteralmente esplosa facendomi ragionare, e optare per un più sicuro abito premaman.
Non volevo nulla di troppo pomposo ma allo stesso tempo volevo un elemento che mi somigliasse davvero. Ho quindi scelto un tubino color panna con dettagli di volants sulle spalle firmato Pietro Brunelli, al quale ho sovrapposto un tutù Repetto vaporoso ma trasparente, da indossare per la prima parte del matrimonio, e da togliere dopo per più comodità (ma sul look da sposa farò presto un altro articolo dedicato).
A completare il look un paio di sandali blu, per non sfuggire troppo alla tradizione e garantire il “qualcosa di blu”.
Per entrambi i bambini ho scelto un look Petit Bateau, volendo, anche per loro, trovare un look che ci somigliasse e ci rappresentasse al meglio. Nulla di troppo “ingessato” ma un abito con marinière dorata e gonna blu scuro con piccole stelline brillanti per Sophia (la collezione Natale ci è stata di grande aiuto), mentre per Jules abbiamo optato per un paio di pantaloni in cotone beige, una camicia azzurra, una giacca in maglia navy style e l’immancabile papillon a righe.
Una mascherina decongestionante per gli occhi da tenere in freezer. Perché piangerete. Parecchio. No, non tanto per l’emozione quanto per lo stress e per il “ma chi me l’ha fatto fare?!!?!??”
Ma anche una buona dose di adattamento. Inutile lasciarsi prendere dallo sconforto, perché gli imprevisti (anche quelli brutti) saranno per forza di cose all’ordine del giorno, così come lo stress se si decide di organizzare un matrimonio in sole due settimane, a ridosso del natale, al settimo mese di gravidanza e in concomittanza con la ricerca di una casa.
La buona notizia? Se sopravvivrete, sarete pronte a qualiasi sfida!
Ph. credits: Jack Rozzo
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