Ed ecco passato un altro Natale.
Ah no. C’è ancora Santo Stefano. Io ecco… del 26 non saprei. Uno dei pun ti negativi positivi del essere una famiglia “bi-culturale”.
Da francese il 24 non me lo potete toccare e non capisco perchè in Italia spesso non si festeggia. (Seeeeee a casa tua mi dicono direttamente da Napoli. Ah ok. Eccomi rassicurata).
Il 24 sera c’è un qualcosa di magico. C’è la cena a base di pesce. C’è tutto l’iniziare delle festività. C’è il non essere già pieni “no grazie non ce la faccio più… una citrosodina invece ce l’hai?“, c’è l’attesa di Babbo Natale, il dovere pazientare fino all’indomani mattina. C’è il CD con la playlist di Natale (a meno che ci siano in casa bambini sotto i 10 anni. In tal caso arrangiatevi con Frozen, Peppa e compagnia bella. Noi per dire, la colonna sonora del Natale 2014 è stata la canzone di Elsa. In francese. In loop. 18 volte di seguito. Non so se rendo l’idea). C’è il potersi vestire “da sera” e magari anche esagerare.
E poi il 25. I regali. La colazione prolungata tra caffè, biglietti da leggere e pacchetti da scartare. Lo champagne di nuovo. I vestiti nuovi da indossare. I giochi da scoprire. Altri da montare (ma poi non era mica roba da uomini? No perchè mi sa che qualcuna si è fatta fregare). Il pranzo che si dilunga. Il film sul divano. La tisana per digerire (vabbè un Montenegro pure che va giù meglio).
E poi capita che tu per PURO CASO incontri un italiano. Ti ci fidanzi, ci vai a convivere e ci fai una figlia.
E hop! Spunta il 26. Eh?
Ecco sul 26 io non saprei. Tremare all’idea di reiniziare, mangiare e mangiare. Pazientare ore a tavola e tornare devastata con in testa un chiodo fisso: una settimana di dieta ferrea alimentare e spirituale in un monastero tibetano.
Oppure rallegrarsi pensando che… in fin dei conti, per un giorno in più è ancora un po’ Natale!
Il nostro Natale intanto quest’anno è andato alla grande. Niente febbre a 41 e già direi che rispetto all’anno scorso c’è stato un netto miglioramento.
Lui non ha nemmeno avuto da lamentarsi. A parte per le paillettes multicolor lasciate in giro dalla mia gonna. Le paillettes lasciate sul divano dal tutù di Poussinou. Le paillettes perse un po’ ovunque da La Sirenetta. Dal cane di Cenerentola. Dal vestito di Elsa.
Poi sotto l’albero ho trovato regalato da Lui un abito tutto di paillettes. Ecco. Un uomo, una contraddizione. Che poi in effetti si è sparkling o non lo si è. Giustamente.
Sotto l’albero, non solo paillettes. Sempre da Lui, un pacchettino con completi intimi in finissimo pizzo. E se con questo non ci scappa il secondo figlio…
Sotto l’albero un paperotto asciuga smalto. Ma che davvero???
Sotto l’albero anche la “tradizionale” marinière Petit Bateau, quest’anno nera con righe in lurex nero tono su tono e con bottoni bianchi lungo la schiena (merci Maman).
Sotto l’albero, un tripudio di giochi Disney (l’ho già detto che la Disney finirà prima o poi per farmi diventare azionista ad Honorem?)
Sotto l’albero anche una bambola Elsa che canta “Let it go” in tutte le lingue. Sì. Davvero. In loop. Fino allo sfinimento (nostro). Respira Elise, respira.
Non è finita. C’è anche il 26.
Ecco. Sul 26 io non saprei…
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