Oggi Poussinou me l’ha fatta pagare.
Dopo quattro giorni in vacanza da Mamie (nonna francese ndr.) e una giornata dai nonni causa Press Day a manetta di mamma, ha detto basta. Stasera lettone o niente. Vedi tu. No, beh … non me lo ha detto proprio così ma sono sicura che le sue urla volessero dire questo.
Perchè deve essere così difficile conciliare tutto?
Una domanda che mi sono fatta in continuazione oggi. Mentre camminavo da un appuntamento all’altro, chiendendomi a che ora avrei potuto prendere quel maledetto treno verso casa.
Una domanda che mi ha ricordato tanto il solito “i soldi fanno la felicità?” del tema di filosofia al liceo.
A proposito. Quanto costa la felicità?
A volte proprio niente. Un bacio. Un abbraccio. Una carezza ed una parola dolce. Un sorriso. Attenzioni.
A volte proprio poco. “Un gelato al cioccolato. Anche due” (cit.), una serata al cinema. Un pomeriggio al museo. Un drink con gli amici. Una gita fuori porta, una giornata di shopping. Un nuovo frullatore o un forno a micronde (non a casa mia).
A volte proprio tanto. Capita che quando si lavora, ci si debba rinunciare a tante cose. Troppe cose. E se al mattino prepari i vestitini per tuo figlia, sai anche che non glieli vedrai addosso per più di venti minuti. E se la sera alle nove vuole giocare con te, tu in una mano tieni le maracas (si a casa nostra la sera si va di concerto spagnoleggiante), i soldini del mercato oppure la moto del piccolo Pony. Con l’altra cucini, apparecchi, riordini, mangi. Se la sera la puoi mettere a letto, capita che devi scegliere la “favola corta”, non quella di Cenerentola in cui viene descritto ogni particolare della fiaba (una versione più corta no eh?). Una rinuncia grossa quanto tutte le coccole che oggi non vi farete. Tutti i discorsi che non avrai il tempo di ascoltare. I sorrisi che oggi non vedrai. I baccetti che oggi darà a qualcun’altro.
Rinunciare al lavoro sarebbe più semplice? Non credo. Soprattutto quando il proprio lavoro è anch’esso uguale a felicità. Le mamme che lavorano lo ripetono sempre tutte: “lo si fa per loro! Per i figli!”. Santa verità. Peccato che i figli, spesso, non se ne accorgono proprio subito.
Forse il segreto della felicità è il tempo. Prendersi del tempo. E se il tempo è denaro allora ecco la risposta: la felicità costa. Eccome se costa.
Oggi tra i settanta press day della giornata (sì ho detto bene: 70) ho avuto il piacere di rivedere e toccare con mano alcuni pezzi delle collezioni bimbo Primavera-Estate 2015.
Fendi Kids per una colazione al bar con mamma. Ma una colazione vera eh. Con croissant, pain au chocolat, baguette calda col burro e spremuta d’arancia.
AN ITALIAN THEORY per un giro insieme in centro. Un po’ di shopping, qualche mostra a misura di bimbi, magari pure un bel gelato.
Roberto Cavalli Junior per un goloso pique-nique insieme al parco. Uno di quelli dove si porta un cesto di vimini e un servizio in pocellana. Uno di quelli in cui si ride e si mangiano fragole. Oppure per un week-end nel Sud Italia. Solo io e te.
Simonetta e una borsetta per i tuoi primi “trucchi da donna”. Uno specchietto, un burro cacao usato a mo’ di rossetto … Una borsetta per giocare.
Miss Grant e un look pazzesco per una sfilata con mamma! No amore no … magari la sfilata no dai. Facciamo che ci vestiamo così per giocare io e te. Alla principessa, la fatina, la Fashion Blogger (ahimé) poco importa. Facciamo che ce lo mettiamo per giocare insieme. E magari per scattare qualche foto. Il cappello ricorda le nostre passeggiate estive sulla spiaggia, la giacca in denim le serate in campagna a guardare le stelle. La borsetta quella che già indossi quando vuoi imitarmi. L’abito, quell’abito meraviglioso, ricorda invece quello che si sognano di indossare tutte le bambine. Un abito che sa di sogno. Oppure semplicemente di felicità.
Per info e/o collaborazioni, scrivete a Fulvio Aniello
Per contattarmi personalmente, scrivete a Elise Lefort