Lo dico perché in quei momenti lo senti proprio quel rumore anche se il tram, difatti, non c’è (e menomale). Il rumore lo senti così forte da annebbiare tutto attorno a te e le voci di chi ti sta accanto. Fino poi a diventare più forte, come a svegliarsi, e iniziare ad ascoltare.
Era una di quelle sere in cui spegni il computer e decidi che quella è la fine della giornata. Ma la mente continua ad andare avanti. Come una pallina che rotola ancora un po’ da sola prima di fermarsi.
Whatsapp. Messaggi vocali. Mail. Messenger. E mentre mi trovavo in macchina con mia cognata, “in fin dei conti è vero che si stava meglio quando si stava peggio” dico, “quando non c’erano i cellulari… e se uscivi di casa eri fuori e basta, Nessuno poteva cercarti e tutti se ne facevano una ragione“.
“Mah, sì per certi versi è vero, però per altri è proprio utile… Alla fine oggi non potremmo più vivere senza smartphone“.
Annuisco. Perché ha ragione. Io predico bene e razzolo male. Ma l’iPhone è la prima cosa che guardo mentre apro gli occhi al mattino, l’ultima prima di socchiuderli alla sera.
Ed è vero, oggi possiamo fare di tutto. Siamo diventati multitasking e lo abbiamo voluto noi. Non esistono tempi morti. E stare seduta sui mezzi pubblici chiudendo gli occhi e facendo riposare la mente, oppure guardando fuori dal finestrino, oggi è diventato un lusso.
Giovedì scorso. Piazza Gae Aulenti. Attraverso sulle strisce gli occhi persi tra le mail sul cellulare. Un signore mi passa accanto con suo figlio e il cane e borbotta: “guarda questi deficienti, sempre rimbecilliti con il cellulare in mano“.
Eppure io stavo rispondendo a messaggi urgenti per il lavoro, contattando la baby sitter, e infine controllare che il frutto del mio lavoro fosse online correttamente.
Io avrei voluto attraversare la strada dando la mano a mia figlia e raccontandole una storia. Avrei pure gradito passeggiare con un cagnolino. Ma in quel momento io stavo lavorando. Perché ogni tempo morto per me è solo tempo perso.
Siamo nell’era del progresso, nell’era digitale. E mentre oggi tutti cercano di riportare uno stile di vita sano, un nuovo approccio all’ambiente e all’cologia, un rispetto della natura, tutto ciò succede tramite applicazioni, device e nuove tecnologie.
Ci sono applicazioni che ti dicono quanto devi bere e cosa devi mangiare. Una app invece si occupa di azionare l’annaffiamento automatico. Facciamo corsi di nuove disciplini orientali. Corsi per imparare a massaggiare bebè. Scarichiamo online i nostri menù settimanali.
Siamo figli della tecnologia e come se fosse un genitore (appunto) cì comanda a bacchetta.
La missione dei genitori di oggi è quella di crescere i figli nel modo più sano possibile, cercando di ritrovare vecchi valori. Uno tra tutti? La noia.
Pensiamoci. Insegnamo ai nostri figli che “annoiarsi fa bene“. Semplicemente perché annoiarsi aiuta a stimolare la creatività. Aiuta a crescere meglio. La noia come stile di vita sano.
Eppure quando siamo belli impegnati, quando siamo alle prese con una carriera che va a gonfie vele, possiamo dire sorridendo: “certo, va tutto bene sono impegnata ma meglio così, non ho il tempo di annoiarmi!”
Io invece oggi lo ammetto: mi piacerebbe avere il tempo di annoiarmi.
Annoiarmi e dedicarmi ai miei passatempo favoriti. Annoiarmi e prendere il tempo di sistemare la decorazione di casa mia, di pensare a nuovi progetti, di iniziare a leggere un nuovo libro, farmi una maschera, vedermi per davvero una nuova serie televisiva, fare la maglia…
Fare la maglia, tricoter in francese (e mi spiace che in italiano non ci sia un verbo dedicato) è un passatempo di famiglia. Lo faceva mia nonna, mia zia, mia mamma. Io un giorno mi sono svegliata e ho voluto imparare. Quando mia figlia era piccola piccola. Mi sono rilassata, mi sono gasata, mi sono appassionata.
Mi sono pentita di non averci provato prima, tipo quando ho speso cinque giorni in ospedale ricoverata, incinta e con la pressione alta con il solo compito di rilassarmi e basta.
Oggi inizio progetti che poi purtroppo devo lasciare in stand by. Perché il tempo è tiranno, perché c’è quella consegna là, perché il tempo è quello che è, perché la sera sono troppo stanca.
E mi spiace da morire. Ma non mi do per vinta. E non vedo l’ora di finire il mio snood color verde menta in lana peruviana.
E quando me lo vedrete al collo datemela, una pacca sulla spalla!
Qui trovate il link di HIMBA SNOOD, il collo che sto realizzando. Si tratta di uno dei kit di We Are Knitters.
Sul sito troverete tantissimi kit per realizzare ogni cosa, dalla semplice sciarpa fino ai lavori più complessi. Beanies, snood, plaid, headband, di tutto e di più per adulti e bambini dal livello più facile, principiante oppure più avanzato.
Nel kit tutto ciò che serve, dai ferri in legno ai gomitoli necessari (disponibili in tante qualità è colori), dalle istruzioni disponibili in varie lingue fino all’avo per cucire la lana e all’etichetta “home Made” per customizzare il proprio lavoro.
Io mi sono letteralmente innamorata dei loro kit, la lana è di una qualità meravigliosa, le istruzioni sono chiare, i modelli sono moderni è davvero molto belli.
Il plus? In occasione del Natale, il sito mete a disposizione GRATUITAMENTE le istruzioni e il pattern per potere realizzare il proprio maglione natalizio!
Ci proviamo? Tutte le info qui:
Per info e/o collaborazioni, scrivete a Fulvio Aniello
Per contattarmi personalmente, scrivete a Elise Lefort