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Gravidanza: “goditi il pancione!”

  • 31 Luglio 2015
  • By elise
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Gravidanza: “goditi il pancione!”

Nove mesi. Quasi un anno. Tre trimestri. Praticamente un anno scolastico. Nove mesi sono lunghi. Eppure così veloci. Meglio?  Non saprei. Io a volte vorrei poter schiacciare il tasto pausa.

 

Durante la mia prima gravidanza una delle frasi che ho sentito di più è stata “goditi il pancione, poi ti mancherà“. E perché mai, pensavo. Dopo avrò mia figlia con me. Certo da una parte c’era tanta paura, molta apprensione. L’idea di non essere pronta. Una gravidanza non programmata, o meglio, programmata fose sì, ma arrivata con un paio di anni di anticipo. Un cambiamento enorme e l’idea che forse, sì, mi sarebbe servito più tempo. Tempo per me. Per imparare. Imparare a diventare mamma, imparare ad essere pronta. Ma poi, fosse arrivata due anni dopo, sarei stata davvero più preparata? Non credo.

Goditi la pancia, poi ti mancherà.

Mah. Era giugno, faceva caldo. Quella pancia avevo imparato a conviverci, ma oramai era diventata ingombrante. Pesante. E poi volevo conoscerla. Non mi bastava più sentirla muoversi. Volevo poterla abbracciare e occuparmi di lei.

 

Ora sono io. Sono io che ripeto alle neo mamme in attesa “goditela, goditi la pancia“.

Questo come unico consiglio, perché sono sempre più convinta che l’unico vero consiglio da dare a chi aspetta un figlio, è quello di, appunto, non ascoltare consigli da nessuno. Nessuno “nasce imparata” si dice, ma ogni mamma saprà sempre come fare con il proprio figlio. Questione di istinto. Dopottutto anche noi siamo un po’ animali.

Ma la pancia goditela.

Oggi entro ufficialmente nel terzo trimestre. L’ulima retta. Gli ultimi tre velocissimi mesi.

E a volte sì, vorrei potere fare marcia indietro. Sono curiosa di conoscerlo certo. Voglio vedere a chi somiglia, voglio vedere se ha i capelli, se ne ha tanti, se saranno biondi o piuttosto castani. Voglio vedere il colore dei suoi occhi e sentire il suono della sua vocina da neonato.

Ma non subito.

La notizia del maschietto mi ha spiazzata. Fin da subito sapevo che non sarebbe stata facile. “La seconda gravidanza non la senti nemmeno” dicono. Non credo proprio. La mia, la nostra, è stata segnata da tanti ostacoli, grossi e piccoli.

Ma con il tempo abbiamo imparato a conoscerci. Io e lui.

Io non sono una di quelle mamme che parlano al pancione. Non lo sono mai stata. Non ci riesco. Chiedo a Sophia se vuole parlare con il fratellino, e lei lo fa con piacere. Dico a Lui che qualche parola gliela deve dire, perché riconosca il sono della sua voce.

Io però non riesco. Così come non riuscivo mentre aspettavo Poussinou. Pensavo fosse normale, che era “la prima”, che poi in futuro, con una gravidanza bella programmata e pianificata sarebbe stata diverso.

Ma no. Eppure gli parlo. Spesso. Anzi spessissimo. Nella mia testa. Non sono perché sono convinta  che lui mi sente lo stesso. So che capisce.

Perché risponde.

Sì, davvero, risponde.

Se mi sento giù lo sento bussare. Se ho fame lo sento fare le capriole.

Quando mi risveglio ci salutiamo. E quando è ora di andare di dormire, dopo aver letto la favola della buonanotte alla sorella maggiore, comunichiamo io e lui. A gesti. Io con le mie mani sul pancione, lui che scivola e dondola.

Non sono di quelle mamme che sussurrano parole dolci al pancione. Non ci riesco. Avrei quasi vergogna. Perché? E’ stupido in fin dei conti. Non lo so.

Forse perché so che lui mi capisce. Capisce e annuisce, protesta ogni tanto.

Credo che il legame intra uterino sia qualcosa di un po’ magico, un po’ surreale. Un’esperienza unica, che di certo, non sono pronta a vedere finire.

Ecco perché mentre le ore, i giorni, le settimane, i mesi passano, io vorrei poter fermare il tempo.

Vorrei potere assaporare ogni secondo. Prendere il tempo anche di sentire il tic tac della lancetta dei secondi. Come se fosse al rallentatore.

Vorrei potere schiacciare il tasto “pausa” perchè ora so. Lo so perché ci sono già passata. Lo so che da oggi in poi andrà velocissimo.

So che manca poco. Tre mesi. Una questione di attimi, quasi.

Lo ammetto, avevo paura del maschio. Paura di diventare una delle “mamme di maschi” del mio immaginario. Una di quelle che “mio figlio, mio figlio, mio figlio“. Con quel rapporto morboso che lega una mamma ad un figlio maschio.

Forse in realtà senza essermene resa conto, io lo sono già diventata.

Perché non mi sento pronta a lasciarlo “andare via da me”.

Vorrei che durasse ancora.

Durante il secondo trimestre, una delle frasi più stupida che mi è stata detta è stata: “Dopo basta eh! Ah io dico sempre: due sono voluti… il terzo se capita vabbé…

No signora. Non credo proprio.

Oggi so.

So che ce ne sarà un terzo.

Perché solo al pensiero che quella sia l’ultima volta, l’ultima gravidanza, che sia l’ultimo pancione, nonostante tutto, nonostante le nausee, nonostante la stanchezza, nonostante gli sbalzi d’umore,  nonostante la pressione alta e la ritenzione idrica, nonostante il diabete e la dieta ferrea, nonostante il minestrone a luglio….

Nonostante tutto, mi viene il magone, e tanta nostalgia.

Quindi a voi che magari state ancora iniziando il percorso della gravidanza, a voi che magari siete alle prese con le nausee e i disturbi dei primi mesi, voglio dirvelo:

Goditi la pancia, goditela tutta.

 

 

 

 

 

By elise, 31 Luglio 2015
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