Compromesso è una lampada fru-fru per me una semplicissima per lui
Compromesso è Natale con i miei Santo Stefano con i tuoi
Compromesso è stadio di domenica, shopping sfrenato di sabato
Compromesso è lasciarsi tentare da quel meraviglioso abito della nuova collezione, rinunciando ad almeno quattro altri in saldo
La vita, è indubbiamente fatta di compromessi. Piccoli e grandi. Così come la vita di coppia e di conseguenza la vita di genitori. La vita di mamma.
Fare un figlio, costruire una famiglia, significa davvero mettersi in gioco. Accettare di giocare. Accettare di scommettere. A volte vincere, a volte perdere.
Io non credo a quelle coppie che dicono di intendersi sempre e comunque su tutto. Quelli del “siamo sulla stessa lunghezza d’onda“. Quelli per chi è tutto venuto naturale, semplice. Quelli che la pensano sempre uguale.
La coppia, soprattutto dopo l’arrivo di un figlio, è un percorso minato. Con tanti ostacoli da evitare o affrontare. Un po’ come quelli dei videogiochi. A volta bisogna saltare per evitare i pericoli. A volte bisogna semplicemente raccogliere i frutti.
Compromesso è accettare un’altra famiglia che non sia la tua. Sì, la sua. Io al “ognuno a casa sua, le nostre famiglie non entrano nelle nostre vite” credo ben poco. A meno di aver traslocato in Alaska per esempio.
Compromesso è farsela andare bene. Perché in un modo o nell’altra non hai scelta. E’ sapere usare diplomazia e fermezza. Imparare ad usare la tecnica del respiro. O quella del contare fino a 10 (grazie S. per avermela insegnata in tempi non sospetti).
Compromesso è convivenza. La vostra, quella delle vostre famiglie, dei vostri amici, delle vostre cose… perché anche gli oggetti si sa, occupano un gran spazio nella vita di coppia (vabbè soprattutto i miei lo riconosco… forse son anche un po’ troppi).
Compromesso a volte vuol dire dover rinunciare ad una piccola parte di sé stessi. Anche se non sembra giusto. E’ riuscire a farlo capire all’altro. Farsi aiutare a trovare il giusto equilibrio. Vuol dire riuscire ad imporsi per trasmettere ai propri figli il proprio background culturale, la propria storia, la propria lingua. Senza invadere l’altro campo. Quello dell’altro genitore. Sembra una cosa facile ma non la è. L’esercizio più arduo, è trovare l’equilibrio. Non da solo. Perché semplicemente non è possibile.
Trovare un equilibrio in due. Accettare l’altro. Accogliere l’altro e fargli spazio. E fare sembrare tutto ciò naturale per un figlio.
Spesso qui ho parlato dell’argomento “famiglie bilingue” o “bi-culturali” che siano. Perché sì, tutti e due vanno di pari passo.
Un argomento delicato questo, sempre. Come nel caso in cui i due genitori hanno religioni differenti, credenze diverse. Sicuramente gli errori da non commettere sono proprio legati all’entourage, Lasciare che le proprie famiglie si immischiano nelle decisioni. Lasciare loro troppa liberta di decisione, scelta, a volte pure troppa libertà di parola. Perché è un discorso delicato, pericoloso, quello. Eppure troppe volte succede che la situazione ci sfugga di mano.
Io di compromessi ne ho fatti tanti. Se mi pesano? A volte. Se sono giusti? Sì lo credo. Forse. O meglio. Una volta fatti non si torna indietro.
A settembre Poussinou inizierà la scuola materna. Un passo grande, enorme, gigantesco. Avrei voluto potere iscriverla in una scuola francese, per assicurarmi che potesse parlare e scrivere bene la mia, sua seconda, lingua. Tenendo conto della distanza e del fratellino in arrivo, ho dovuto rinunciarci. Scegliendo quindi, una scuola italiana, validissima certo, ma italiana.
Ecco. Forse la cosa più difficile da gestire in questo caso è proprio l’equilibrio che solo la coppia, nessuno altro incluso deve trovare. Equilibrio, unione, supporto… e compromessi. Questa è la chiave vincente e non ne esiste nessun’altra.
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