La notte è strana. È il momento migliore per pensare, elaborare, creare… E a suo tempo il momento peggiore. La notte porta consiglio si dice. Allora bisognerebbe rimanere svegli e ascoltare.
La notte si è tutto e si è niente.
Di notte io mi invento le storie, divento chi vorrei essere. Eppure sono li, nel letto, nel buio. Senza potere parlare.
Di notte a volte vorresti gridare, cantare, vorresti vivere al 100% e invece hai un Poussinou che dorme nella stanza accanto e devi stare attenta anche a posare un piede giù dal letto. Devi respirare piano, non parlare ma sussurrare.
Di notte tutto può succedere e allo stesso tempo, niente.
“La nuit tous les chats sont gris”. Di notte tutti i gatti sono grigi. Tutto si somiglia, tutto si confonde.
Di notte ho fatto le cose migliori. Progetti, vestiti, una tesi, un Poussinou.
Eppure la notte continua a farmi paura. Con il suo silenzio.
Odio il silenzio. Sono una da città. Sono una da traffico, tram e clacson. Sono una da tv accesa quando lavora. Sono una da musica a tutto volume. Sono una da chiacchiere e risate.
Di notte tutto è spoglio nudo, cauto, ovattato. Forse è per quello che fa paura.
Paura non tanto per il buio, non tanto per il silenzio, non tanto per quel brutto film visto in tv un attimo prima di andare a letto.
Di notte si ha paura perché se mai si è svegli, è per rimanere soli con sé stessi. A sentire i propri segreti più nascosti.
Ad ascoltare i propri pianti e le proprie insicurezze.
Ma la a notte porta consiglio. Forse stanotte la ascolterò un po’.
Perché a volte tutto può cambiare e basta poco. Di notte.
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