Tempo fa, un amico mi chiedeva quanto mi sentssi francese, e quanto stessi crescendo mia figlia “da francese”.
Quindi. A parte il fatto che io personalmente sia stata cresciuta a baguette e marinière e che le due cose, sì va beh soprattutto la seconda, siano ancora molto di attualità, sinceramente per il resto faccio fatica a rispondere.
Forse quando non riesco a “rollare” le R? Quando tremo al pensiero di dover pronunciare la parola “correre”? Quando il 14 luglio penso ai fuochi d’artificio? Quando il 6 gennaio mangio la “Galette des Rois”?
Durante i Mondiali? (niente commenti grazie…)
No davvero non saprei. Anzi. Sono sempre stata quella che sosteneva di non sentirsi né francese né italiana. Al massimo una specie di mix strano dei due e di nessuno.
Questo fino a quando non si torna a casa.
Ogni volta un colpo al cuore.
Una sensazione di pieno ma di vuoto allo stesso tempo.
Tornare è un po’ come non essere mai andata via. E’ un po’ come aver messo pausa. E’ un po’ come assaggiare una cheese cake dopo la Dukan.
In quel preciso momento ti accorgi quanto ti manca. Quanto in realtà ti sia sempre mancato.
Manca tutto. Una mancanza profonda e viscerale.
Manca il fare colazione con pane e burro. Merenda con fromage blanc e marmellata di rabarbaro.
Manca l’andare a prendere il giornale al mattino e bersi il caffè in terrazza di qualche bistrot.
Manca leggere le notizie nella propria lingua.
Mancano le cartolerie tipiche francesi. Quelle piene di cartoline favolosi con disegni e grafiche stupende. Quelle con penne colorate e profumate, candele, portachiavi e chewing-gum.
Manca il salutare dicendo “bonjour”, il salutare con un “au revoir”.
Manca “Tout un Programme” al mattino e il telegiornale di David Bujadas alla sera. Motus un po’ meno.
Manca però l’accendere la tv e sentirsi a casa. Ridere per giochi di parole a te familiari, sentire notizie che ti sembrano vicine.
Manca fare zapping e sentire sempre e comunque la tua lingua madre.
Manca poter pronunciare la parola “spectacle” ed accentuare la “a” di cinema.
Manca il potere passare le ore in una libreria per bambini. A sfogliare libri colorati e meravigliosi, tutti da poterglieli leggere perchè sono nella tua lingua.
Manca l’imprecare in francese. Manca il litigare in francese. Manca il poter dare del “gros con mal aimable” ad un tizio che se lo meritava.
Manca il poter trasmettere ai propri figli tanto di sé stessi.
Manca il sentirsi semplicemente a casa. Manca l’essere a casa. Manca casa.
Tanti mi direbbero di tornarci e basta, eppure non è sempre così semplice. Non è sempre così semplice quando si hanno due “case” del cuore. E poi mi tocherebbe pure far un post sul caffè della moka, i mercatini del Ponte dell’Immacolata, il parlare gesti, il clacson la pizza e il mandolino.
La soluzione l’ho trovata: una seconda casa in Francia!
Suggerendo la BRILLANTE idea a Lui, mi rispose: sì. Prima ci tocca finire di pagar la prima.
Ciao. E’ stato bello… almeno sognare per un po’!
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Giulia
19 Luglio 2017Cara Elise,
ho scoperto il tuo blog per caso, cercando consigli utili per preparare la valigia maternità, e ne sono rimasta affascinata. Sono italiana, da quasi quattro anni a Parigi, e anche io sento la mancanza profonda e viscerale di casa che tu descrivi, non solo quando torno a casa. Anzi, già il fatto che per me tornare a casa sia tornare in Italia fa capire quanto mi consideri “expat” in Francia, che pure amo.
Da expat a expat, una richiesta: potresti dedicare qualche articolo anche alle (future) mamme a Parigi: dove andare, cosa acquistare ecc.
Grazie infinite e ancora complimenti!
Un abbraccio
Giulia
elise
19 Luglio 2017Ciao Giulia!
Intanto grazie infinite a te per i tuoi complimenti. Molto sinceramente, mi ha fatto davvero tantissimo piacere sapere di essere riuscita a trasmettere davvero quanto ho nel cuore con questo articolo. Ti diranno tutti: “eh va beh Francia e Italia sono due paesi vicini, due paesi simili”. In realtà se da una parte è vero (o quanto meno all’apparenza) solo noi “expat” possiamo capire quanto in realtà siano diversi. Inutile che te lo dica. Sono certa che anche se prima non ci facevi poi tanto caso, ora ti mancherà vedere i supermercati invasi di calze della befana a Gennaio… Così forse come la tradizione della “mutanda rossa a Capodanno”. Sono tutte “sciocchezze” eppure quando si va via prendono senso, ed importanza, semplicemente perché sono “casa”, “ricordi” e quindi “emozioni”.
Ora mi metto all’opera e in questi giorni preparerò un pezzo per te sulle future e neo mamme a Parigi! 🙂